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26 Imprimatur d’impresa
di Paolo Agazzi

Imprimatur significa “si stampi”: è l’ordine decisivo dell’im-
presa editoriale, e della filiera di produzione del libro a stam-
pa, che coinvolge ricercatori, autori, editori, cartai, stampato-
ri, rilegatori e distributori. Una filiera che nel nostro territorio
ha tradizioni radicate, con aziende che operano a livello in-
ternazionale, e una costellazione di piccole aziende capaci di
grande qualità in lavorazioni specifiche.
L’innovazione d’impresa spesso viene non dalle grandi realtà
consolidate, ma dal coraggio, dallo slancio di chi lancia una
sfida.
Nell’epoca di internet e dei social network, portare avanti la
tradizione della stampa è una doppia sfida: di tradizione, per
non perdere un patrimonio tecnico, e di innovazione, perché
quando tutti avranno tutte le tecnologie, tornerà di tendenza
il supporto più durevole e fruibile, realizzato in materiale na-
turale: il libro.
Mio zio Emilio e mio padre Luigi hanno sempre lavorato nel
settore. Nel 1975 si mettono in proprio e passo dopo passo
arrivano a creare una casa editrice autonoma, Grafica & Arte,
realizzando pubblicazioni di prestigio, volumi d’arte, dappri-
ma operando su scala provinciale, quindi regionale e nazio-
nale. Siamo stati i primi a Bergamo a pensare e produrre un
volume sulla città in più lingue, si intitolava “Bergamo, una
città e il suo fascino”, qualcosa che oggi pare naturale, ma al-
lora era una novità assoluta, un libro su Bergamo in inglese,
francese e tedesco. Ricordo che alle fiere ci confondevano
spesso con l’ente del turismo. In quegli anni non c’era ancora
l’idea che Bergamo potesse essere una città d’arte di interes-
se internazionale.
La nostra è una città storicamente antica, alta, chiusa, che
ha iniziato a diventare moderna con la costruzione del cen-
tro piacentiniano, del Sentierone, negli anni Venti del Nove-
cento. E simultaneamente, a sostenere quel rinnovamento,
nasceva “La Rivista di Bergamo”, diretta da Vajana, affian-