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32 Uscire dalla torre
                                 di Fabio Torre

Mio padre è un tecnico che si è fatto imprenditore con il lavor­o,
e con le idee. Prima un laboratorio di tornitura e fresatura conto
terzi, utilizzando vecchie macchine usate migliorandone talvol-
ta le prestazioni. Poi l’ideazione e lo svi­luppo di una macchina
confezionatrice di piccole dimensioni, per artigiani, basata, sul-
la tecnologia termoretraibile. Brevettata e presentata alla Fiera
di Milano nel 1971, un successo immediato, e duraturo.
Venti anni dopo l’azienda è cresciuta, ha una propria rete
commer­ciale, e introduce la tecnologia del sottovuoto per le
famiglie.
Io sono nato nel 1978, da bambini il sabato e la domenica in
bicicletta si girava tra i capannoni, si giocava in magazzino,
portavamo a casa pezzi di ricambio difettosi e ci divertivamo
ad aggiustarli.
Nel 2001 studiavo ingegneria meccanica e lavoravo in ufficio
tecnico, quando mi trovai davanti a una scelta: mio padre è
stanco, e un grande gruppo industriale avanza una proposta
d’acquisizione molto importante.
Divisioni, discussioni, alla fine decidiamo di continuare affian-
cando e supportando mio padre nella direzione dell’azienda.
Per alcuni anni mi occupo di produzione, innovando il processo
e il prodotto. Poi sempre più responsabilità, e da un anno da
solo al comando.
Siamo sempre stati iscritti a Confindustria, senza mai parte­
cipare ad alcuna attività. Non mi piacciono le etichette, non mi
interessa lo status sociale di imprenditore. La dimensio­ne vera
è la responsabilità, l’inquietudine solitaria, le notti in bianco. Poi
qualcuno mi ha parlato del gruppo giovani. Non sapevo nem-
meno esistesse. Apparteniamo a una generazio­ne che appena
arrivata sul ponte di comando si è trovata ad affrontare la crisi
dell’economia occidentale. Incontrare tuoi simili, aprirsi al ter-
ritorio, è questa la risposta alle sfide, perché le soluzioni non
piovono dall’alto, e la fortuna non esiste: ma esistono situazioni
dove il talento e le opportunità si in­contrano.
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