Page 12 - Industria

10 Lo stile e il rispetto
di Mario Mazzoleni

Da sempre leggo moltissimo, non troppi libri, ma moltissima
cronaca. Ho preso il vizio di essere informato da mio padre,
che comprava sei quotidiani.
Da giovane mi interessavo di politica, ero nel Partito Libera-
le. Credevo nella politica, pensavo potesse cambiare tante
cose. La disillusione venne negli anni, anche prima di Mani
Pulite.
Stando ai numeri sono in Confindustria da 35 anni, ma in
realtà da molti di più. Comincio a respirare l’aria e i valori
dell’associazionismo negli anni Settanta, quando mio padre
ricopre ruoli di primo piano, prima presidente degli industriali
di Bergamo, poi di Federmeccanica, di cui è stato cofondato-
re. Federmecanica fu voluta da Fiat perché Confindustria era
troppo debole sul piano sindacale. Erano gli anni del sinda-
cato unitario, CGIL-CISL-UIL. Chi non ha vissuto quegli anni
oggi non può nemmeno immaginare cosa fosse la forza del
sindacato.
Sono gli anni dei cortei con le bare dei dirigenti, degli agguati
dove si veniva gambizzati (alla Philco a Brembate). Avevamo
gli uffici in via XX Settembre, vedevo passare i cortei dei la-
voratori che issavano sagome di impiccati con i volti di mio
padre e dell’ing. Pesenti.
Mio padre aveva un ruolo chiave nelle trattative con il trium-
virato sindacale, Trentin-Carniti-Benvenuti. Posso citare un
piccolo episodio che rende il clima dell’epoca: nel pieno di
una vertenza, con un clima tesissimo, mio padre, che aveva
grande buon senso, per stemperare gli animi, dice: “Signori,
rendiamoci conto che siamo sullo stessa barca”. E Trentin:
“Si, è vero, ma noi da quella barca vogliamo buttarvi giù”.
In quel contesto, maturo la scelta di partecipare, di fare cor-
po, era il 1980, e gli incarichi non si cercavano, ma si subiva-
no, diversamente da oggi la tendenza era quella di evitare, e
non di ricoprire, certi ruoli che ti avrebbero esposto.
Nonostante le tensioni vissute nei periodi caldi dello scontro