Il 15 maggio si è svolto il terzo appuntamento firmato “Open Mind”, il programma che prevede visite aziendali di realtà eccellenti e talk divulgativi con focus le eccellenze tecnologiche, digitali, organizzative, di governance e di sostenibilità con lo scopo di garantire alle imprese sempre nuove opportunità e chiavi di lettura per affrontare con strumenti concreti e nuovi network le epocali transizioni in atto, a partire da quella digitale.

L’evento “CO2 Revolution” è stato un talk alla scoperta delle grandi possibilità di trasformazione del settore dell’edilizia, in particolare focalizzandosi sul calcestruzzo, il cui mercato è oggi chiamato a rispondere all’urgente sfida di decarbonizzare i propri processi produttivi, tra i più impattanti del pianeta. È stato approfondito il contributo della ricerca per l’individuazione di nuove soluzioni edili sostenibili in grado di rispondere alle esigenze delle moderne infrastrutture. 

La filiera industriale cementizia è responsabile di circa l’8% delle emissioni di CO2, ed è alla base della produzione del materiale più usato dall’uomo, il calcestruzzo. Ogni anno ne vengono prodotte 33 miliardi di tonnellate, 18 volte il peso della produzione globale di acciaio. E otto volte quello di tutte le automobili prodotte nella storia. L’equivalente del peso di 5 miliardi e mezzo di elefanti. Grazie ad esso, ogni anno vengono costruiti quattro milioni di edifici, più di 11mila al giorno. L’evento è stato un’occasione per esplorare questo nuovo mondo con esempi concreti, che hanno già oggi concrete e attuali possibilità di sviluppo per le aziende del settore e fonte di ispirazione anche per i metodi e tecnologie legate all’innovazione presente in ogni merceologia. Tra le chiavi di questa evoluzione ci sono delle nuove generazioni di calcestruzzi sostenibili e durevoli. 

I volumi di richiesta di calcestruzzo del mercato globale e le finalità per cui viene utilizzato, dall’edificazione di infrastrutture strategiche alla costruzione di alloggi e luoghi di lavoro realizzati in ogni angolo del pianeta con costi contenuti, spiegano da soli quanto esso sia realmente uno dei prodotti più democratici della nostra epoca. La cattiva reputazione che talvolta ancora oggi accompagna questo materiale è soprattutto legata ai problemi di durabilità nel tempo e all’impatto ambientale della sua filiera produttiva, in particolare all’utilizzo di uno dei suoi ingredienti principali, il cemento. 

È intervenuto Paolo Sabatini, Co-fondatore e CEO di DMAT, newco legata al MIT di Boston, impegnata ad accelerare la trasformazione sostenibile del settore. La tecnologia DMAT, presentata lo scorso dicembre alla COP28 di Dubai, permette di realizzare calcestruzzi a bassa impronta carbonica e autorigeneranti sviluppati per la costruzione di strutture più sostenibili, durature e sicure.