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dic
2024
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I GIORNI DELLA METALMECCANICA - 172ª INDAGINE CONGIUNTURALE DI FEDERMECCANICA
Sono stati diffusi i risultati della 172ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica – Meccatronica italiana.
Nel terzo trimestre dell’anno in corso, la complessità del contesto generale presenta elementi di elevata incertezza con ripercussioni negative sull’attività industriale delle principali economie europee. Tra luglio e settembre, a livello nazionale, la produzione industriale ha continuato a contrarsi dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e, nel confronto annuale, la riduzione è stata dell’1,9%. La situazione più critica la si riscontra nel settore metalmeccanico/meccatronico: nel terzo trimestre il calo produttivo è stato dell’1,6% rispetto al secondo, mentre, con riferimento a luglio-settembre 2023, la contrazione è stata del 3,9%. Nei primi nove mesi del 2024 a condizionare l’attività produttiva metalmeccanica è stata, in particolar modo, la caduta della produzione di Autoveicoli e rimorchi con volumi trimestrali in significativa contrazione soprattutto nella prima metà dell’anno.
Anche nell’Unione europea l’attività metalmeccanica continua ad essere in forte sofferenza e nel periodo gennaio-settembre 2024 la produzione è diminuita del 5,9% rispetto al 2023. Nell’ambito dei principali paesi dell’area, la produzione metalmeccanica in Germania, nella media di periodo, si è ridotta del 7,6%; in Francia è diminuita del 3,8% nel confronto con i primi nove mesi del 2023, mentre in Spagna la contrazione è stata contenuta e pari a -0,5%.
Per quanto riguarda i dati locali del comparto metalmeccanico, l’andamento negativo della produzione emerso dalla recente analisi congiunturale di Camera di Commercio è confermato anche dall’Indagine di Federmeccanica, dove le risposte degli imprenditori bergamaschi sono più negative della media. Il 51% dei rispondenti bergamaschi segnala nel terzo trimestre cali produttivi, contro il 43% del totale nazionale. Anche in merito alla consistenza del portafoglio ordini, se a livello nazionale viene dato un giudizio insoddisfacente nel 42% dei casi, per quanto riguarda gli imprenditori locali la quota sale al 69%. Le prospettive produttive complessive per il quarto trimestre sono giudicate negative nel 46% dei casi, contro il 33% nazionale; meglio il fronte estero, dove solamente il 24% prevede cali (il 31% a livello nazionale) e il 57% prevede il mantenimento dei livelli del trimestre precedente (il 52% a livello nazionale). Sul fronte dell’occupazione si conferma invece la tendenza alla stabilità, nel 72% dei casi, contro il 65% a livello nazionale, mentre nel 10% dei casi si prevede un aumento (contro il 15% nazionale). Dati che sono un’ulteriore conferma della volontà delle imprese di preservare, anche in contesti non facili, le proprie risorse umane. Giudizi positivi, infine, sulla liquidità aziendale, giudicata localmente buona o normale nella totalità dei casi, mentre a livello nazionale emerge un 13% di risposte che evidenzia negatività.
“L'industria meccatronica bergamasca - sottolinea Agostino Piccinali, Presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo – è variegata e opera in mercati molto diversificati e queste caratteristiche sono indubbiamente un elemento di valore. I cali evidenziati sono però in questa fase piuttosto generalizzati e sono, in prima battuta, legati alle difficoltà dell’automotive e, in seconda battuta, ai ribassi degli ordinativi di macchine utensili, che sono un settore di punta della meccatronica provinciale. Certamente la crisi dell’industria tedesca, principale partner, influenza molto da vicino il nostro andamento e incide anche sulle prospettive della produzione, tanto più che la forte propensione all’export ci rende particolarmente sensibili all’instabilità a livello globale. Si aggiunge la mal gestita transizione europea verso sistemi di mobilità più sostenibili, un obiettivo totalmente condivisibile che aveva bisogno però di politiche dedicate, linee di azione certe, interventi mirati di accompagnamento al cambiamento. Senza queste fondamentali cornici la filiera e tutto il comparto risultano troppo esposti e, anche quando non direttamente toccati delle crisi in atto, stanno rinviando programmi di investimenti, in attesa di un quadro più chiaro, anche perché, a livello nazionale, i segnali mandati dalla politica non sono stati incoraggianti, basti pensare ai ritardi delle misure Industria 5.0, il cui impianto si è per giunta rivelato totalmente inadeguato. La sensazione sempre più netta è quella di trovarci a competere in un mondo impari, dove Stati Uniti e Cina hanno in questi anni, con percorsi diversi, varato misure di forte sostegno alla manifattura e l’Europa è rimasta a guardare, mentre il tessuto industriale è oggi sempre più a rischio. Serve l’impegno di tutti per dare un segnale chiaro di svolta”.