NASCE LA RETE DI CONFINDUSTRIA A FAVORE DELLA MONTAGNA
 
Confindustria scende in campo a favore della montagna italiana, dalle Alpi agli Appennini, e lo fa creando una rete interna al sistema associativo composta dalle territoriali e dalle federazioni regionali interessate a promuovere lo sviluppo delle terre alte, attraverso progetti, provvedimenti e politiche pubbliche coerenti e finalizzate a sostenere la crescita economica e sociale di queste aree connotate da una riconosciuta e oggettiva specificità.
L’iniziativa “Confindustria per la Montagna” è stata presentata oggi all’Hotel Cristallo di Cortina d’Ampezzo, alla presenza del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Molte associazioni provinciali e regionali coinvolte: da Aosta a Udine, passando per Torino, Cuneo, Varese, Como, Bergamo, Lecco Sondrio, Verbanio Cusio Ossola, Trento, Bolzano, Vicenza, Piacenza e Belluno. A queste si aggiungono le federazioni regionali del Veneto e della Lombardia. Altre associazioni hanno già dato adesione al progetto come Canevese, Pordenone, Verona, Biella, il Piemonte, l’Emilia Romagna e la Toscana.

«Condividiamo lo spirito positivo e propositivo che anima Confindustria per la Montagna – dichiara il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia - un raggruppamento concepito non per sollecitare particolari benefici ma per ragionare sulla specificità di aree che possono contribuire meglio e di più alla crescita dell’economia nazionale. Il tutto in un’ottica di sistema che tiene insieme produzioni locali, eccellenze manifatturiere e tutela dell’ambiente a beneficio del mondo delle imprese e della popolazione residente cercando di fronteggiare criticità strutturali come l’invecchiamento e il calo demografico. La nostra montagna ha le carte in regola per recuperare capacità attrattiva e investimenti fornendo opportunità d’impiego ai nostri giovani attraverso una presa di consapevolezza delle proprie potenzialità accompagnata da scelte politiche adeguate che iniziative come questa fanno bene a sollecitare».
 
“Anche Confindustria Bergamo – sottolinea il presidente Stefano Scaglia – darà il suo contributo a questa nuova rete. In molte zone del nostro territorio gli insediamenti industriali montani fanno parte integrante della storia economica della nostra provincia e sono tuttora il fulcro dello sviluppo. Ci sono però oggettive specificità e difficoltà, legate, per esempio a infrastrutture non adeguate e agli infiniti ritardi che caratterizzano il loro ammodernamento, vedi le lungaggini legati alla variante di Zogno, e al progressivo spopolamento di certe aree che finisce per influire negativamente anche sull’offerta di formazione adeguata e poi sulla disponibilità delle risorse umane. L’obiettivo chiave della rete sarà quello di contribuire a uno sviluppo equilibrato che salvaguardi sia le vocazioni agricole e turistiche, sia quella industriale. Naturalmente stiamo parlando di un’industria moderna, sostenibile, ben integrata in un ambiente delicato come quello montano. Grazie alla rete potremo mettere a fattor comune proposte innovative ed esperienze pilota”.
 «La partecipazione ai processi di crescita economica e di sviluppo sociale del paese – sostiene Marco Baldi del Censis - non può essere "negata" dalla quota insediativa. Soprattutto un in Paese come il nostro che ha veramente "tanta montagna" e che sarebbe dunque davvero impossibile aiutare attraverso scelte di mera assistenza. Dobbiamo imparare dalla montagna che ce l'ha fatta, che ha vinto la sfida del limite fisico e che è tutt'ora un aggregato molto consistente. Basti pensare che in montagna si produce il 16,3% della ricchezza del Paese e che la stessa attitudine imprenditoriale risulta superiore a quella media nazionale (86,7 imprese ogni 1000 abitanti contro 84,7). Inoltre, contrariamente a quello che si pensa, in montagna si fa anche industria: non è un caso che il 18,7% dei comuni totalmente montani risulti oggi inserito nel perimetro di un distretto industriale».
 
L’ADESIONE DEL SISTEMA TURISTICO - «Il turismo delle destinazioni montane incide fortemente sull’intera bilancia nazionale - dice il Presidente di Federturismo Confindustria Gianfranco  Battisti - si calcola che solo la “montagna bianca” rappresenti il 10,9% del complessivo sistema del turismo italiano grazie anche allo straordinario valore delle imprese che gestiscono gli impianti a fune, al quale si aggiunge un’ulteriore quota del 6,8% che si riferisce alla montagna estiva. E’ quindi con grande piacere che accolgo la costituzione del network  “Confindustria per la montagna”  che contribuirà, attraverso la  promozione di progetti innovativi  e sostenibili, l’adozione di strategie coordinate e la sensibilizzazione delle amministrazioni pubbliche locali e centrali, a valorizzare le specificità delle aree montane per far riconoscere al turismo di montagna quel ruolo chiave nel rilancio economico del Paese che gli compete».
 
«ANEF – afferma Valeria Ghezzi, presidente dell’associazione italiana degli impianti a fune - è da sempre impegnata nel promuovere la cultura della montagna quale luogo di vita, di lavoro e di svago e nel proporre politiche evolute, capaci di supportare le iniziative economiche, nel pieno rispetto del patrimonio naturale che tutto il mondo ci invidia. Le montagne coprono oltre il 35 % della superficie totale dell’Italia ed il turismo in queste aree rappresenta il principale fattore di sviluppo sia sotto il profilo economico che sociale, soprattutto per la capacità degli operatori di attrarre ogni anno decine di milioni di visitatori stranieri, che arricchiscono il bilancio commerciale italiano a vantaggio di tutto il contesto nazionale. Esprimiamo quindi grande soddisfazione per la scelta di Confindustria Belluno e più in generale di tutto il Sistema Confindustria, di focalizzare l’attenzione sul valore delle imprese che operano in montagna e sulle difficoltà che le stesse devono affrontare quotidianamente per competere sui mercati internazionali. Ci auguriamo che questo possa rappresentare il primo passo di un percorso che nel tempo porti agli imprenditori di montagna la stessa attenzione e la stessa dignità dei loro colleghi che operano nei principali distretti industriali».
 
IL PLAUSO DEL MONDO ACCADEMICO - «Le montagne – commenta Anna Giorgi, direttrice dell’Università della Montagna di Edolo - devono essere messe nelle condizioni di esprimere il potenziale delle loro risorse, che sono uniche e specifiche, e quindi è necessario mettere a punto metodi e strumenti innovativi funzionali al riscatto di questi territori, non più derogabile e vantaggioso per l’intera società. Specificità e Innovazione, l’una da riconoscere, nelle norme, e l’altra da generare attraverso un confronto e un dialogo forte e stabile  tra il mondo dell’università e della ricerca, quello dell'impresa e quello delle istituzioni e dei policy makers, secondo il modello della tripla elica per l'innovazione. In quest’ottica, l’iniziativa di Confindustria è di grande importanza, poiché mira a costituire il network del mondo imprenditoriale italiano che può dialogare con il network dell’università e della ricerca per lo sviluppo delle aree montane del Paese  che  l'Università della Montagna da tempo sta costruendo e che, nell’ambito del progetto Italian Mountain lab, su mandato del MIUR, sta implementando a livello nazionale e internazionale». «Nei paesi avanzati oggi il benessere si consegue con una crescita inclusiva, che sappia orientare il progresso tecnologico alla valorizzazione dell'ambiente e di territori finora svantaggiati. La montagna può diventare il cuore di una nuova politica economica». «Nei paesi avanzati – dichiara l’economista Emanuele Felice, dell’Università di Pescara - il benessere si consegue con una crescita inclusiva, che sappia orientare il progresso tecnologico alla valorizzazione dell'ambiente e di territori prima considerati marginali. La montagna può diventare il cuore di una nuova politica economica».