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166ª INDAGINE CONGIUNTURALE DI FEDERMECCANICA

Nel primi trimestre 2023 andamenti differenziati fra i settori. Cala la propensione agli investimenti

Sono stati diffusi i risultati della 166ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica relativamente al primo trimestre 2023. I cali di produzione registrati dall’industria nel suo complesso nella seconda parte del 2022 stanno avendo ripercussioni anche in questa prima parte del 2023, evidenziando un rallentamento della produzione che risulta diffuso a quasi tutti i settori industriali. Nel primo trimestre, infatti, la produzione metalmeccanica evidenzia un incremento del 2,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, ma si conferma sugli stessi livelli dell’ultimo trimestre del 2022 e si sono osservati risultati contrastanti nei diversi comparti. Agli incrementi di produzione registrati dagli Altri mezzi di trasporto (+13,3% rispetto allo stesso trimestre del 2022), dagli Autoveicoli e rimorchi (+5,1%), dalle Macchine e apparecchi meccanici (+4,9%) e dai Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione (+4,2%) si sono contrapposte soprattutto le contrazioni nelle attività della Metallurgia (-7,2%), mentre più contenute sono state le perdite di produzione registrate nelle fabbricazioni dei Prodotti in metallo (-1,7%) e delle Macchine e apparecchi elettrici (-1,2%).
 
Le prospettive a breve emerse dall’indagine condotta presso un campione di imprese metalmeccaniche e meccatroniche associate, confermano una situazione di incertezza, con il sentiment delle imprese che rimane ancora condizionato dalle conseguenze economiche e umanitarie del prolungamento del conflitto russo-ucraino che impatta sui prezzi delle materie prime energetiche e non, rendendo più complessa e onerosa l’attività produttiva.

Anche i risultati della nostra provincia, come emerge dalle rielaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Bergamo, sono in chiaro scuro. La metalmeccanica bergamasca ha infatti aperto l’anno con un primo trimestre dell’anno caratterizzato da andamenti differenziati in base ai principali comparti: meglio di tutti i mezzi di trasporto, cresciuti a doppia cifra sul trimestre precedente (+17%) e anche nel confronto con lo stesso periodo del 2022 (+13%); in linea con la media generale provinciale il comparto meccatronico (+4%); infine, in grande affanno quello siderurgico, fermo rispetto ai tre mesi precedenti e decisamente negativo rispetto al confronto con l’anno prima (- 8%).

Si tratta di variazioni coerenti con le tendenze regionali e che si rispecchiano nella diversa dinamica colta dal tasso di utilizzo degli impianti, registrato nel trimestre all’81% per i mezzi di trasporto, al 78% per la meccatronica e soltanto al 68% per la siderurgia, un valore di diversi punti inferiore al benchmark di medio-lungo periodo.

L’ipotesi del rallentamento, o addirittura della recessione, che era attesa per la prima parte dell’anno, è stata dunque per buona parte scongiurata. Rimangono, tuttavia, le incertezze sulla tenuta per il secondo e per il terzo trimestre dell’anno.

Questa incertezza di fondo, che si proietta sull’attività a venire, è riscontrata nell’indagine trimestrale di Federmeccanica che evidenzia un saldo negativo delle risposte degli imprenditori bergamaschi sulla produzione (-6, ottenuto con il 27% di giudizi favorevoli e 33% di giudizi sfavorevoli) contro un +16 nazionale; inoltre le scorte sono segnalate in aumento, a indicare un possibile rallentamento del ciclo, il portafogli ordini è in contrazione (saldo a -15, con 29% in aumento e 44% in diminuzione), mentre a livello nazionale è nullo (29% in aumento e 29% in diminuzione). Infine le imprese disponibili a effettuare investimenti scendono al 70%, una quota ancora importante ma che fa emergere difficoltà crescenti in questo ambito.

Dichiarazione di Agostino Piccinali, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo “ll contesto in cui il settore sta operando anche in questo inizio 2023 resta difficile: se da un lato la metalmeccanica bergamasca conferma la sua grande capacità di adattamento, dall’altro emergono andamenti molto differenziati fra i vari comparti nel nostro territorio. In generale, inoltre, si sono fatti più evidenti segnali meno positivi, come la riduzione della propensione a investire, legata sia alla prolungata incertezza dei contesti internazionali, che genera prudenza, sia ai forti rialzi del costo del denaro. Quest’ultimo è un fattore di grande criticità che potrebbe rallentare i percorsi di innovazione e adeguamento tecnologico delle nostre imprese, indispensabili per mantenere e accrescere la competitività sui mercati”.