I GIORNI DELLA METALMECCANICA
OGNI TRE MESI LA VOCE DELLE IMPRESE INCONTRA LA STAMPA NAZIONALE E DEI TERRITORI
151ª INDAGINE CONGIUNTURALE
Si è svolta a Roma, presso l’Hotel Nazionale, la presentazione dei risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 151ª edizione. La debolezza della domanda interna, soprattutto quella relativa agli investimenti in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto e la concomitante contrazione dei volumi di fatturato indirizzati all’estero, hanno determinato un significativo peggioramento della congiuntura metalmeccanica. Nel secondo trimestre dell’anno in corso, infatti, i livelli di produzione sono diminuiti dell’1,1% rispetto al primo trimestre e del 3,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Complessivamente nel periodo gennaio-giugno 2019, la diminuzione dell’attività metalmeccanica è risultata mediamente pari al 2,7% rispetto ai primi sei mesi del 2018 con andamenti fortemente differenziati nei singoli comparti con variazioni negative in quasi tutte le attività ricomprese nell’aggregato. La fabbricazione di prodotti in metallo è diminuita del 3,7%, le produzioni metallurgiche del 2,1% e la meccanica strumentale dell’1,9%, mentre la produzione di autoveicoli è crollata del 10,1%. Unica eccezione la fabbricazione di altri mezzi di trasporto (navalmeccanica, aerospaziale, locomotive e materiale ferrotranviario) che, benché in rallentamento nel corso del 2019, ha segnato un +4,3%. Sulle dinamiche produttive sta incidendo negativamente anche il peggioramento dei flussi esportativi, diminuiti nel secondo trimestre dell’1,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente dopo la brusca frenata rilevata a partire dal quarto trimestre del 2018. Sulla base delle indicazioni che emergono sia da dati di fonte ISTAT sia dall’indagine congiunturale (portafoglio ordini e prospettive produttive), non sono attesi, almeno nell’evoluzione a breve, miglioramenti della congiuntura metalmeccanica. Relativamente al fattore lavoro, nei primi sei mesi dell’anno in corso, le ore autorizzate di CIG sono aumentate del 66% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente mentre nella grande industria metalmeccanica si è osservato un calo occupazionale pari allo 0,7% dopo la moderata crescita registrata nel corso degli ultimi due anni. Il 47% delle imprese a livello nazionale continua ad evidenziare difficoltà a reperire personale qualificato per lo svolgimento di specifiche mansioni all’interno dell’attività aziendale, sostanzialmente la stessa percentuale (48%) rilevata nell’analogo periodo dell’anno precedente. Di queste il 19% ha difficoltà nel reperire figure professionali con competenze tecnologiche avanzate/digitali, mentre il 23% incontra difficoltà nel trovare lavoratori con competenze tecniche di base/tradizionali e il restante 5% non riesce a trovare figure professionali con altre specifiche caratteristiche.
A Bergamo la produzione nei comparti della metalmeccanica/meccatronica ha fatto registrare, nel secondo trimestre 2019, valori tendenziali per lo più negativi. Infatti, con la positiva eccezione del comparto siderurgico (+11%), sia la meccanica (-4,8%) che i mezzi di trasporto (-4,5%) si sono attestati ben al di sotto dei valori dei trimestri precedenti, e anche dei corrispondenti valori medi registrati per la Lombardia.
Per quanto riguarda il campione delle aziende rispondenti all’indagine Federmeccanica, il gruppo delle bergamasche segnala una produzione in crescita nel 27% dei casi e in diminuzione nel 23% dei casi: il saldo netto è dunque leggermente positivo (+4%), ed è più incoraggiante rispetto al valore medio del campione nazionale, che invece è negativo (-2%). Spicca in particolare il dato della produzione per l’estero, dove il saldo tra risposte positive e negative arriva a +20%, mentre su scala nazionale si ferma a +3%.
Le previsioni non sono in ogni caso al rialzo: il portafoglio ordini viene segnalato in aumento dal 37% delle imprese e in diminuzione da un altro 35%, a segnalare una polarizzazione di performance probabilmente riconducibile ai diversi comparti e alla diversa presenza sui mercati esteri.
«Il rallentamento dell’economia mondiale - sottolinea Giorgio Donadoni, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo – a cui si aggiungono fattori geo-politici in medio oriente e gli scenari di guerre commerciali tra Stati Uniti e Cina producono effetti negativi nel nostro Paese a forte vocazione esportatrice. E questo vale particolarmente nella nostra provincia. Una criticità particolare è rappresentata dalla Germania, locomotiva d’Europa e nostro principale sbocco per l’export. Da sottolineare anche le difficoltà del settore dell’automotive caratterizzato da una flessione più marcata della media, complice anche l'avvento delle auto elettriche, che si avvalgono di tecnologia prevalentemente asiatica”.
Con una produzione giudicata sostanzialmente stabile o al ribasso da quasi il 90% delle imprese, anche le previsioni occupazionali ne risentono: il saldo tra aumenti e diminuzioni è negativo, -4%. Resta comunque molto più alta a Bergamo (59%) che in Italia (47%) la percentuale di aziende che dichiarano di avere difficoltà a reperire personale, e nella metà dei casi questa difficoltà viene ricondotta all’ambito delle competenze tecnologiche avanzate o digitali.
“In questo difficile quadro – evidenzia Giorgio Donadoni – emerge fortemente anche a livello locale la costante richiesta di profili adeguati. Togliere risorse e tagliare le ore di alternanza scuola-lavoro, uno dei possibili agganci fra mondo della formazione imprese, è stato profondamente sbagliato. Occorre al contrario rilanciare a tutto tondo al fine di realizzare un virtuoso ecosistema per l’apprendimento permanente, perché con la sfida delle competenze ci giochiamo il nostro futuro ma anche quello dei ragazzi. Se sulla formazione scuola-lavoro non ci sarà un deciso cambio di rotta, non potremo mai sperare di competere con il primo paese manifatturiero europeo, la Germania. Mi chiedo come potremo pensare di poter rispondere alle nuove sfide che si presentano oggi, digitalizzazione avanzata, intelligenza artificiale, business intelligence, senza una seria presa di coscienza da parte della classe politica nel suo insieme e senza un piano formativo strutturato che tenga conto dei cambiamenti copernicani in atto, a cui il mondo manufatturiero sta facendo fronte, spesso in solitudine, con enormi sacrifici economici e in termini di impegno di risorse umane. Siamo di fronte a tecnologie sorprendenti che, coniugate a una visione attenta alla sviluppo sostenibile, porteranno benessere a tutti sia in termini economici che di qualità della vita lavorativa, ma che per essere guidate vanno conosciute, altrimenti potremo solo subirle. Non abbiamo alternative: o scegliamo di essere a tavola, o saremo nel menù”.
Rispetto, infine, al rinnovo contrattuale “premesso che si tratta di una partita giocata essenzialmente a livello nazionale che non potrà non tener conto delle criticità relative all’attuale fase economica - sottolinea Giorgio Donadoni – devono essere fortemente valorizzati gli aspetti di grande novità già introdotti: assistenza sanitaria integrativa gratuita per dipendenti e familiari, incremento della contribuzione a carico del datore di lavoro relativa alla previdenza complementare, diritto alla formazione, flexible benefits, misure che nel loro insieme hanno già portato risultati importanti anche nella nostra provincia e che potranno essere ulteriormente rinforzate”.