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171ª INDAGINE CONGIUNTURALE DI FEDERMECCANICA

NEL SECONDO TRIMESTRE SI CONFERMA IL CALO PRODUTTIVO

 

Sono stati diffusi i risultati della 171ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica – Meccatronica italiana.

Nel secondo trimestre del 2024 la produzione industriale italiana rimane ancora in terreno negativo: -0,8% rispetto al primo trimestre e -1,7% nel confronto con 12 mesi prima.

Nel settore metalmeccanico si riscontra una situazione ancora più difficile: nel secondo trimestre il calo produttivo è stato dell’1,5% rispetto al primo, mentre rispetto a 12 mesi prima si segnala un -3,4%.

Il calo è stato sensibile in tutti i comparti, ma in particolar modo in quello degli Autoveicoli e rimorchi. Anche nell’Unione Europea, in questa prima metà dell’anno, l’attività metalmeccanica è risultata in sofferenza: in Germania la produzione si è ridotta dell’1,9% nel primo trimestre e dell’1,3% nel secondo; in Francia dopo il crollo registrato del primo trimestre (-3,5% rispetto al precedente) nel secondo il risultato è stato ancora negativo (-1,2%), mentre in Spagna dopo il +1,2% congiunturale del primo trimestre, nel secondo c’è stato un -0,7%.

Anche le esportazioni metalmeccaniche, guardando al periodo gennaio-giugno dell’anno in corso, si confermano negative e, per quanto riguarda la dinamica trimestrale, nel 2024 si evidenzia un nuovo aggravamento: -4,3%, rispetto al secondo del 2023, dopo il -2,0% segnato nel primo. In questa prima metà dell’anno, il calo è stato condizionato in particolar modo dal crollo rilevato sul mercato tedesco (-11,1% rispetto ai primi sei mesi del 2023).

Per quanto riguarda i dati relativi alla produzione metalmeccanica bergamasca, nel secondo trimestre si conferma il calo produttivo e si accentua la tendenza negativa: già nei primi mesi dell’anno la variazione di segno meno era stata di maggiore intensità rispetto alla media della manifattura, e, tra aprile e giugno, il divario è accresciuto.

In particolare, il comparto siderurgico, che aveva ridimensionato il trend al ribasso avviatosi nel 2022, è ritornato a -6,3%. Il comparto della meccatronica e dei macchinari, che aveva tenuto per tutto il 2023, ha raddoppiato la caduta del primo trimestre, facendo registrare un -6,6%. Anche il comparto dei mezzi di trasporto raddoppia la variazione negativa e chiude con -11,6%.

In linea con questi risultati, il tasso di utilizzo degli impianti per i primi due comparti è sceso nel trimestre di 4 punti e per l’automotive di 8.

La battuta d’arresto nelle lavorazioni trova riscontro nel “sentiment” rilevato con l’indagine periodica condotta da Federmeccanica su tutto il territorio nazionale e anche sulle imprese della provincia. Il consuntivo dichiarato sulla produzione (con un saldo negativo di 20 punti tra rispondenti in aumento e rispondenti in diminuzione) e il giudizio espresso su tale consuntivo (saldo negativo di 25 punti tra livelli soddisfacenti e livelli insoddisfacenti), sono nettamente peggiori della media nazionale, rispettivamente pari a -7 e -15.

Analoghi andamenti per la consistenza del portafoglio ordini e per il giudizio su di esso. Ne conseguono, sempre secondo l’indagine, prospettive sulla produzione stabili nel 31% dei casi, o in ulteriore riduzione per il 47% dei casi.

Coerentemente con questi indicatori viene segnalato l’aumento delle scorte a magazzino, sia per le materie prime che per i prodotti finiti. Non vengono invece evidenziati problemi di liquidità aziendale.

“Anche questi dati - sottolinea Agostino Piccinali, Presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo – confermano purtroppo la tendenza alla contrazione che sta caratterizzando l’industria metalmeccanica. Continuano a pesare gli effetti delle politiche monetarie restrittive, l’incertezza alimentata dai conflitti in corso, le difficoltà del trasporto marittimo, che determinano ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento, l’alto costo dell’energia, causato anche dalla lentezza delle pratiche autorizzative degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, che sta diventando un’anomalia tutta italiana. Preoccupa in modo particolare l’andamento recessivo dell’industria tedesca, uno dei nostri principali mercato di sbocco. In questo quadro crediamo che il ruolo della politica sia fondamentale, ma fino ad oggi è sembrata mancare la consapevolezza della necessità di un piano industriale e la visione dell’industria come asset strategico, visto il grande ritardo nell’approvazione delle misure per gli investimenti 5.0 e la complessità applicativa, che rischia di ridurne fortemente gli effetti”.